Tecnologie esponenziali, ecco perché colgono di sorpresa
Storicamente e ancor più nell’era dell’impresa 4.0, le tecnologie sono un traino per il business rappresentando al contempo importanti opportunità, ma anche rischi.
Nell’ampio mondo dell’innovazione tecnologica emergono sempre più rapidamente alcune tecnologie che per crescita delle performance o per rapidità di diffusione vengono definite: esponenziali.
Tecnologie esponenziali vs. lineari
Lo sviluppo lineare di una tecnologia comporta un aumento di potenza, diffusione o duttilità incrementale di un valore costante, mentre, un trend esponenziale comporta uno sviluppo con tendenza più che proporzionale di un determinato valore che ne sarà l’esponente.
Come è possibile notare dal grafico sottostante confrontando i due trend di crescita, in rosso la funzione lineare in verde quella esponenziale, un andamento estremamente differente che vede in un primo momento un valore sensibilmente maggiore del trend lineare ma, a tendere, un sorpasso rilevante da parte della funzione esponenziale.
Ciò si manifesta concretamente con uno stato iniziale di delusione delle aspettative rispettivamente ad una scoperta tecnologica molto promettente, come internet o la stampa 3d, e una seconda fase di sorpresa e impreparazione quando tale innovazione raggiunge una maturità tale da crescere molto rapidamente.
Il primo a rilevare sperimentalmente l’esponenzialità di alcune tecnologie fu Godon Moore nel 1965. L’informatico statunitense, conosciuto ai più in qualità di fondatore della Faichild Semiconductor nel 1957 e di Intel 11 anni dopo, teorizzava in una sua pubblicazione che, tenendo conto del lasso di tempo che andava tra il 1959 e il 1965, il numero di transistor che equipaggiavano i microprocessori raddoppiasse ogni 18 mesi, con conseguente aumento della velocità e potenza di calcolo. Questa velocizzazione è poi divenuta celebre con il nome di legge di Moore. Un’altra importante legge sperimentale, la legge di Wright, ha dimostrato come nel settore aereonautico e automobilistico nel corso del novecento i costi di produzione siano diminuiti esponenzialmente grazie a meccanismi come le economie di apprendimento.
Come anticipato pocanzi il carattere esponenziale dello sviluppo tecnologico non afferisce solamente alle performance espresse ma anche alla diffusione e alla diminuzione dei costi di una determinata tecnologia.
A ben vedere è possibile constatare come ogni tecnologia o paradigma tecnologico tenda al culmine della sua maturità a rallentare e diminuire la sua velocità di sviluppo. Questo fenomeno è di pertinenza della singola tecnologia e non dell’evoluzione tecnologica nel suo insieme. Come constatato infatti da Ray Kurzweil nella “Legge dei ritorni accelerati” ogni paradigma scientifico o tecnologico è destinato ad essere soppiantato da un successivo e migliore paradigma. Ciò può accadere attraverso una innovazione disruptive.
Tale fenomeno porta nei decenni ad una successione di paradigmi che nel loro insieme hanno carattere esponenziale. Un esempio è quello dei sistemi automatici di computazione (computer) i quali sono passati attraverso più soluzioni tecnologiche che ne hanno consentito la rapida crescita e che in un certo momento sono stati sostituiti da tecnologie più performanti per il medesimo utilizzo. Nel caso dei computer si sono succeduti: meccanismi elettromeccanici, relay, la valvola termoionica, i transistor e ad oggi i circuiti integrati. Il prossimo stadio di questa evoluzione al raggiungimento dei limiti fisici dei transistor sarà verosimilmente il computer quantico, di cui esistono prototipi funzionanti.
Ciò che rende una soluzione tecnologica potenzialmente esponenziale può essere racchiuso nei seguenti principi:
deceptive: riconoscerla al suo debutto è cosa francamente impossibile. Quando esordisce sul mercato, una tecnologia esponenziale passa quasi sempre inosservata, perché almeno inizialmente non ci si concentra sulla portata della sua reale innovazione. Sono, infatti, davvero pochissimi quelli che ne comprendono le reali potenzialità di sviluppo; digitized: strutturata su una digitalizzazione a 360 gradi. Questo vuol dire che tutto ciò che la rende protagonista, dalla gestione delle procedure e delle informazioni, risulta computerizzato; disruptive: gli effetti che la tecnologia esponenziale è in grado di portare sono così dirompenti da rendere le alternative obsolete e, spesso, inefficienti al confronto democratized: grazie a internet e all’avvento dei nuovi strumenti di comunicazione, le tecnologie esponenziali sono accessibili a tutti e soprattutto si rivelano di semplice utilizzo.
Le tecnologie esponenziali, alcuni esempi
Si consideri il caso del 5G, il cui annuncio è avvenuto ben prima del suo debutto sul mercato e addirittura a dell’inizio delle operazioni di produzione. Quindi, attorno a questo rivoluzionario insieme di tecnologia nel ramo del mobile si è creata un’aura magica di mistero. Le imprese, a tal proposito, ne traggono importanti benefici, per il semplice fatto che possono cogliere una miriade di opportunità, di segnali deboli e di potenzialità circa la progettazione e la messa a punto di un nuovo business. Toccherà al 5G portare le imprese nella gigabit society, garantendo loro risultati ad oggi impensabili: il multi-streaming in HD è l’esempio più calzante.
Era il 2018 quando in numerose città, lo standard di comunicazione mobile 5G toccava picchi di velocità superiori a 1000 Mb/S, garantendo in download una velocità che in media sfiorava addirittura 1,4 Gbps.
Ciò lasciava intendere sin da allora nuove opportunità applicative e servizi all’avanguardia in termini di smart city e di smart manifacturing: con una larghezza di banda e con una latenza di quel livello insieme a una velocità della trasmissione dei dati in movimento, i risultati attesi non potevano che essere positivi. Insomma, il 5G ha saputo confermarsi come la tecnologia esponenziale di maggiore successo negli ultimi tempi, al punto da cogliere tutti un po’ di sorpresa ben prima del suo avvento.
La storia, però, è piena di esempi di tecnologie esponenziali che sono state considerate sin dal loro debutto come un vero e proprio fattore sorpresa.
Nella cosiddetta industria 1.0, avutasi verso la fine del Settecento, le macchine a vapore aumentarono la produzione, dando il via alla prima rivoluzione industriale. Con l’industria 2.0, risalente al 1870, le nuove fonti energetiche, quali petrolio ed elettricità posero le basi per l’avvento della catena di montaggio, del lavoro in serie e della produzione di massa.
Quasi un secolo dopo, il successo dell’informatica e dell’elettronica comportarono un livello di automazione superiore e, soprattutto, l’avvento della digital transformation delle fabbriche. Vennero così poste le basi dell’industria 3.0. Infine, con l’avvento dell’industria 4.0, convenzionalmente fatta risalire all’inizio del secondo decennio degli Anni Duemila, si punta fortemente sull’interconnessione e sull’automatizzazione della produzione industriale in concomitanza con il ricorso a tecnologie di ultima generazione.
Se in passato, i modelli di business erano di natura lineare, attualmente il debutto dell’industria 4.0 ha radicalmente cambiato il sistema: a ricoprire un ruolo di assoluti protagonisti vi sono infatti gli ecosistemi strutturati su relazioni di tipo multidirezionale. Le merci di scambio inoltre comprendono tutta una serie di servizi innovativi e di informazioni utili a cui è sempre bene prestare massima attenzione.
Nella quarta rivoluzione industriale, uno dei concetti più ricorrenti è quello della smart automation. Grazie all’impiego di svariate tecnologie esponenziali, le imprese puntano fortemente su una gestione guidata dei dati. Il successo dell’RFID ad esempio consente di tenere traccia delle movimentazioni del prodotto, tanto è vero che nel mercato del lusso se gli spostamenti delle merci escono dai circuiti ordinari, c’è il rischio di contraffazione. I sensori all’avanguardia consentono a tutte le merci di essere interconnesse e di dare alle imprese e ai suoi partner tutta una serie di informazioni strategiche sempre più rilevanti. E spesso, si tratta di cambiamenti destinati a diventare di tipo esponenziale.
Se per innovazione si intende quella fondamentale capacità, deputata all’introduzione di nuove metodologie lavorative, di ordinamenti innovativi, di sistemi all’avanguardia, allora occorre precisare che le tecnologie esponenziali fanno da apripista per quanto riguarda i futuri scenari di sviluppo del business.
Pertanto, vengono presentate in rapida carrellata alcuni esempi di tecnologie esponenziali che nel corso degli anni si sono dimostrate foriere di risultati importanti.
Robotica
Oggigiorno, la robotica non deve essere intesa solamente come la produzione di megabracci, ma al contrario come la realizzazione di automi in grado di rimpiazzare alla perfezione l’uomo, specie per quanto riguarda i carichi di lavoro maggiormente impegnativi e le professioni tipicamente usuranti. Oggi, non a caso, si parla con sempre maggiore frequenza dei cobot. Di cosa si tratta? Sostanzialmente di automi collaborativi, in grado di svolgere singole operazioni lavorative facenti parte di un processo elaborato. Proprio come se fossero dei collaboratori a tutti gli effetti. Il tutto accanto a professionisti di settore e all’insegna di un livello di sicurezza ai massimi standard.
Big Data
Trattasi della gestione di una mole considerevole di dati strategici e di informazioni sensibili, il cui procedimento di generazione avviene in maniera sempre più interconnessi tra vari dipartimenti delle aziende. Chi riesce a interpretare meglio l’immensa mole di dati di settore e di mercato, riesce a ottenere vantaggio competitivo e a ricoprire una posizione, se non dominante, quanto meno strategica all’interno del comparto in cui si muove. Estrarre e analizzare i dati pertinenti dà di fatto il via a quella che è già stata chiamata come l’era dell’economia data-driven. Tutti i rami delle aziende, dalla vendita al marketing, dalla logistica alla distribuzione, dall’assistenza ai clienti alla contabilità possono contare su feedback automatici, dati praticamente in real time. Senza usare alcun iperbole, è infatti possibile asserire che i dati si muovono nel limbo del contesto fisico e dello spazio digitale. Sta alle aziende raccoglierli, analizzarli e scegliere quelli pertinenti al loro core business.
Infine, non va di certo dimenticato che gli smart data garantiscono alle imprese effettivo valore aggiunto, migliorando drasticamente l’intero processo di controllo e di monitoraggio. In questo modo, a fronte di eventuali problemi critici o di anomalie di sistema, le imprese sanno come venirne a capo, perché hanno sempre una soluzione a portata di mano.
Nanotecnologie
Decisive nell’Internet of Things (IoT). Si pensi al ruolo cruciale dei codici che assicurano l’identificazione univoca e la capacità di computazione nei prodotti e negli oggetti. Stesso discorso in relazione alla geolocalizzazione e al monitoraggio in real time dei risultati, al fine di poter contare su una panoramica ancora più efficiente dell’intera filiera produttiva. Il controllo delle fasi di fornitura della materia prima necessaria per la realizzazione degli ouptut finali che finiranno in commercio, lo smart packaging, la dematerializzazione dei pagamenti, i controlli anti-contraffazione e le nuove modalità di gestione degli asset stanno cambiando in meglio i modelli organizzativi.
Conclusioni
Il contesto odierno pone dunque le imprese di fronte ad un contesto complesso ed in rapido mutamento a causa in particolare dell’evoluzione tecnologica che sempre più assume contorni esponenziali che a loro volta alimentano il così detto contesto “VUCA” (Variabile, incerto, complesso e ambiguo), di cui abbiamo ampliamente parlato in questo articolo
Diviene fondamentale che sia il management che la proprietà di tutte le realtà imprenditoriali abbiano una visione globale, ma soprattutto di prospettiva, in riferimento al concetto di innovazione. Questo presuppone il focalizzarsi non solo sulle azioni e sui risultati a breve termine, ma anche sui quelli di lungo periodo. Cosa accadrà nel settore in cui opera la mia azienda nel prossimo triennio? E nel prossimo quinquennio? E nel prossimo decennio? Queste devono essere alcune delle domande che è opportuno porsi.
In tale situazione diventa determinante avere in azienda competenze e figure che siano in grado di governare e gestire sia il dominio economico che quello tecnologico e digitale rendendo possibile la definizione di una strategia aziendale anticipatrice del cambiamento e non succube dello stesso.
Per queste ragioni è nato il ruolo del Chief Digital Officer, anche in outsourcing, che può rappresentare per le imprese un importante punto di riferimento. Per saperne di più sul ruolo strategico del Chief Digital Officer, sul suo ruolo nel processo di digital transformation, sull’importanza di digitalizzare un’impresa, sulle reali motivazioni per cui è opportuno avere questo professionista all’interno del tuo staff e molto altro ancora, è possibile cliccare qui.
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