Dove sta andando l’industria elettronica nell’anno segnato dal COVID-19? Rispondono i CEO delle principali aziende di semiconduttori

Alla fine, l’industria dei semiconduttori è uscita indenne da questo Tsunami e le prospettive di sviluppo sono rimaste intatte. È quanto emerso dalla tradizionale CEO Roundtable organizzata in occasione di electronica 2020, un appuntamento che, come la manifestazione tedesca, si è svolto in maniera virtuale a causa della pandemia.

Uno dei momenti più significativi di electronica, la più importante manifestazione al mondo dedicata all’industria elettronica, è la CEO Roundtable, una tavola rotonda tra i numeri uno delle più importanti aziende di semiconduttori. Quest’anno hanno preso parte al dibattito Reinhard Ploss di Infineon Technologies, Kurt Sievers di NXP Semiconductors, Jean-Marc Chery di STMicroelectronics e Gunther Kegel di Pepperl + Fuchs. Falk Senger, amministratore delegato di Messe München, ha moderato l’incontro che si è svolto a distanza, in modalità virtuale, la stessa modalità con la quale si è anche tenuta la fiera. L’incontro è avvenuto ieri, 10 novembre, a poche ore di distanza dall’annuncio da parte di Pfizer e BioNTech che il loro vaccino era quasi pronto e che aveva dimostrato un’efficacia del 90%, molto di più di quanto sperato. Annuncio che ha fatto impennare le borse di tutto il mondo a meno dei titoli tecnologici che sono rimasti al palo. E che, almeno in parte, ha influito sulle considerazioni dei partecipanti alla tavola rotonda. Oltre alla pandemia, data dai più per superata, il dibattito ha toccato altri temi di grande attualità, dai rapporti commerciali tra Cina e USA, alle fusioni in atto tra importanti player del settore.

Nella sostanza i quattro CEO hanno concordato che le conseguenze della pandemia dal punto di vista economico non sono state così gravi come si temeva, lasciando inalterate le prospettive di crescita per il 2021. Non solo. Tutte le aziende hanno già tratto vantaggio dall’esperienza di questi mesi, modificando, in meglio, l’organizzazione interna, i processi produttivi e la catena di approvvigionamento.

Molta più preoccupazione desta il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina con le minaccia all’economia globalizzata rappresentate dai dazi, nonché le rivendicazioni di Pechino nei confronti di Taiwan, paese, quest’ultimo, dove vengono prodotti i chip di moltissime società americane ed europee. A questo proposito, i partecipanti alla Roundtable hanno auspicato un maggiore ruolo dell’Europa.

Infine, per quanto riguarda le tante fusioni che hanno caratterizzato il 2020, queste non si fermeranno, guidate sempre da precise strategie di mercato e non da mere considerazioni di natura finanziaria.

Nella sua introduzione, Falk Senger, ha evidenziato come Messe München abbia saputo reagire al protrarsi della pandemia: “A causa del COVID-19 e delle limitazioni di viaggio associate, abbiamo deciso di confermare l’evento ma di realizzarlo in modalità virtuale, offrendo ai nostri clienti una piattaforma online che ha consentito la diffusione e lo scambio di informazioni. E la tavola rotonda tra CEO, diventata ormai parte integrante di electronica, gioca un ruolo molto importante in questo scambio di informazioni.”

A dare il via al dibattito è stato Jean-Marc Chery al quale è stato chiesto quando si è reso conto che la crisi dovuta al coronavirus si stava intensificando.

“Ero a Londra per il roadshow finanziario, subito dopo l’annuncio degli utili del quarto trimestre 2019. Ho ricevuto una e-mail dal nostro Vice Presidente responsabile degli assemblaggi e dei test che mi avvisava che nell’area di Shenzhen si stava verificando qualcosa di grave, con molti dipendenti non si erano presentati in fabbrica quel fine settimana”.

“Dopo aver avuto alcuni incontri al mio ritorno in Francia, abbiamo deciso di creare un team di crisi aziendale e di prepararci per il virus che si stava diffondendo in tutto il mondo. Per un’azienda di semiconduttori la gestione della contaminazione è qualcosa a cui siamo abituati nei nostri stabilimenti produttivi. Abbiamo così deciso di adottare lo stesso approccio nelle nostre sedi in tutto il mondo per proteggere prima di tutti i dipendenti e poi la nostra catena di fornitura“.

Come ha gestito inizialmente la crisi?

Kegel: “Abbiamo messo in campo un apposito team per l’emergenza COVID-19 che ha coordinato tutte le task force COVID nelle nostre diverse strutture, strategia che ha consentito di proteggere tutti i nostri dipendenti a livello globale dal contagio. Purtroppo qualche dipendente è stato colpito dal virus ma nessun contagio si è verificato all’interno dei nostri impianti e delle nostre strutture. Abbiamo applicato le contromisure igieniche necessarie, e al momento siamo riusciti a mantenere tutte le operazioni e tutte le funzionalità dell’azienda“.

Avete dovuto affrontare la chiusura di fabbriche?

Sievers: “Non abbiamo mai chiuso stabilimenti interi, ma ci sono state alcune settimane in ​​cui abbiamo visto una riduzione della forza lavoro in alcune delle nostre fabbriche dell’Estremo Oriente. Tuttavia, data la ridotta domanda in quei primi giorni di virus, siamo stati in grado di gestire la situazione senza chiudere alcun stabilimento”.

“Oltre alla sicurezza e alla salute dei nostri collaboratori, la sfida più grande è stata quella di mantenere l’impegno e la collaborazione tra tutti. Molte dei nostri collaboratori hanno iniziato a lavorare da casa, ma un ambiente ad alta tecnologia è incentrato sulla collaborazione, con le persone che lavorano insieme per creare idee: questa è la sfida più significativa. Per questo motivo spingiamo molto e ci concentriamo sulla comunicazione, sia dal punto di vista degli strumenti che dal punto di vista dello sforzo, nella comunicazione tra le persone, per assicurarci che le persone non inizino a sentirsi isolate. E che non abbia un impatto sulla produttività, soprattutto di quella dei nostri ingegneri”.

“Guardando indietro, penso che sia stato vantaggioso che il virus sia arrivato in più fasi (la Cina è stata la prima) in quanto ci ha permesso di apprendere e acquisire esperienza che potevamo poi replicare nel resto delle nostre attività quando il virus ha colpito le altre aree del mondo.”

Quali sono i principali fattori alla base della rapida ripresa dell’industria dei semiconduttori?

Sievers: “La ripresa del settore è stata probabilmente più rapida di quanto la maggior parte di noi avesse previsto. Ci sono diverse ragioni per questo. Uno è che la domanda dei consumatori finali per il tipo di prodotti che impiegano i nostri semiconduttori ha parzialmente beneficiato della pandemia.”

“Non voglio sembrare cinico, ma tutto ciò che riguarda i laptop e le tecnologie associate allo smart working quest’anno sta vivendo una fase di grande espansione. E il ruolo dell’industria dei semiconduttori in questo contesto è significativo”.

“Come NXP, poi, lavoriamo molto sulle tecnologie contactless, molto importanti in questa fase perché le persone non vogliono più toccare i contanti, e tutto ciò è molto importante per evitare la diffusione del virus”.

“In terzo luogo, l’industria automobilistica, che rappresenta una parte importante del nostro business, si sta riprendendo rapidamente perché le persone stanno evitando i trasporti pubblici. C’è una evidente tendenza in Cina ad utilizzare le proprie auto al fine di evitare la vicinanza con altre persone sui mezzi pubblici “.

Kegel: “L’industria automobilistica ha registrato una ripresa piuttosto significativa da giugno. Anche il dato sulle nuove auto vendute è tornato ai livelli precedenti la crisi. Quando il coronavirus ha colpito la nostra economia, abbiamo deciso di buttare via tutte le previsioni, il budget e tutte le altre procedure usuali e siamo passati a quelli che chiamiamo ‘scenari’ che ci hanno dato la possibilità di passare da una strategia all’altra, in modo molto agile”.

“Attualmente il nostro volume di ordini è leggermente superiore allo stesso periodo dell’anno precedente, pertanto ci aspettiamo un anno abbastanza positivo nel 2021. La mia sensazione è quella di una crescita più dinamica in futuro, quindi è probabile che nel 2021 recupereremo quello che abbiamo perso nel 2020, una prospettiva molto positiva, insomma”.

Chery: “Crediamo che il prossimo anno il mercato tornerà a crescere, anche se è troppo presto per dire in quale percentuale. Ci sono alcuni settori chiave di crescita che stanno andando bene, come l’elettronica personale, le infrastrutture di comunicazione, ecc. Stiamo anche assistendo ad alcune grandi tendenze nel settore automobilistico riguardo all’elettrificazione delle automobili, alla digitalizzazione, ai sistemi di monitoraggio, all’assistenza alla guida, ecc.”

Che impatto ha sull’industria dei semiconduttori la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti?

Ploss: “Da sempre c’è un grande interesse politico per le reti di telecomunicazioni, un settore nel quale la politica è sempre intervenuta con finanziamenti che hanno creato un mercato distorto. Tutto ciò è ancora più evidente negli ultimi anni poiché il 5G, l’intelligenza artificiale e la capacità di elaborazione stanno diventando tecnologie fondamentali per la leadership tecnologica dei principali player globali.”

“Dal nostro punto di vista l’industria dei semiconduttori si è sviluppata senza grossi problemi, e le nostre attività di produzione e fornitura, così come quella dei mercati, hanno visto restrizioni molto limitate. Ciò ha portato per i produttori di chip avanzati la possibilità di forti economie di scala, ad esempio nell’uso delle fonderie”.

“Stiamo assistendo ad uno spostamento ed una riconfigurazione della catena del valore in tutto il mondo. In futuro, per consolidare la nostra posizione dobbiamo evitare di dipendere troppo da singole fonti. C’è una guerra tecnologica in atto a cui noi europei dobbiamo rispondere con una maggior collaborazione”.

Sievers: “Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ci stanno facendo fare un passo indietro sulla strada della globalizzazione; limitare la collaborazione tra aziende globali è sicuramente un fatto negativo che rallenterà la velocità dell’innovazione. Insieme possiamo affrontare meglio il cambiamento climatico, ridurre le vittime degli incidenti stradali, ecc.”

“Per quanto riguarda la catena di approvvigionamento globale, noi abbiamo una filiera molto solida che non è stata intaccata dalla pandemia né dalle tensioni commerciali. Non vediamo quindi la necessità di apportare grandi cambiamenti alle nostre catene di approvvigionamento globale. Ciò che diventerà più importante e a cui bisogna guarda con attenzione è la catena di approvvigionamento della IP, che in realtà è il valore fondamentale di un prodotto, e che rappresenta il vero oggetto delle tensioni commerciali”.

“In generale, spero che dopo il risultato delle elezioni negli Stati Uniti, queste nazioni trovino un accordo. E vorrei anche che l’Europa come comunità rivesta un ruolo più attivo in questo gioco”.

“Personalmente penso che il contenzioso tra Stati Uniti e Cina possa offrire una grande opportunità all’Europa come comunità, non ai singoli paesi europei. Funzionerà solo se l’Europa sarà in grado di agire come un’unica entità. Abbiamo una catena del valore verticale molto profonda in Europa, a partire dalle attrezzature per semiconduttori, fino ai prodotti di consumo, come le automobili o le macchine di automazione industriale. E questo è un enorme vantaggio per l’Europa e penso che dovremmo sfruttarlo molto di più. Le tensioni commerciali potrebbero effettivamente diventare un’opportunità per noi, ma solo se agiremo insieme”.

“L’impatto maggiore è venuto dai divieti nei confronti di Huawei. A metà settembre è stato impedito a tutti di vendere semiconduttori e altri strumenti a Huawei. Nel nostro caso, ciò ha annullato completamente le nostre vendite a Huawei nel quarto trimestre”.

“Questo ovviamente ha avuto un certo impatto, ma presto il mercato farà il suo corso. Se Huawei non riuscirà più a produrre e vendere i propri smartphone, ci saranno altre aziende che ne prenderanno il posto, che costruiranno e venderanno cellulari. Noi abbiamo una posizione di leadership nel mercato della telefonia mobile, e non mi preoccupano le mancate vendite a Huawei, quello che non venderemo a loro lo venderemo ai suoi concorrenti”.

Qual è il ruolo dell’Europa in questa guerra commerciale?

Kegel: “Da un punto di vista legale, ogni volta che sorgono problemi commerciali, la via da seguire è solamente quella europea. Legalmente la Germania non è in grado di concludere singoli accordi commerciali ma è l’Europa che deve farlo, insieme, e con una voce molto più forte”.

“Dobbiamo renderci conto che attualmente l’attività commerciale globale è in pericolo. Molti dei nostri prodotti che vendiamo in Cina o in America sono gravati da dazi aggiuntivi che ci mettono fuori concorrenza in queste regioni”.

“Attualmente tutto ciò riguarda solamente una piccola parte della nostra attività, ma potrebbe essere una grave minaccia per le aziende di medie dimensioni. Siamo troppo piccoli per fabbricare lo stesso prodotto in tre o quattro differenti impianti, ognuno per una specifica area. I nostri stabilimenti hanno una impronta globale con ciascun sito che produce una parte della nostra gamma e lo invia ai mercati di tutto il mondo.”

“Se questo non sarà più possibile a causa dei dazi che minano il libero commercio mondiale, allora le aziende di medie dimensioni in Germania ne soffriranno; il 50% di ciò che facciamo è prodotto fuori dall’Europa, e tutto ciò è ora davvero in pericolo. La nostra strategia consiste nell’utilizzare l’economia di scala con strutture di produzione che servono tutto il mondo e non solo una specifica area”.

“L’Europa rappresenta ancora il più grande mercato di consumo del mondo. Ma sono assolutamente sicuro che se non arriviamo a una soluzione pacifica in questa controversia commerciale, l’intera economia globale ne soffrirà. L’unica possibilità è mantenere aperto il commercio mondiale all’interno di una economia globale. Ma questa agenda investe la politica, sono i politici europei che debbono occuparsene, che debbono lottare per mantenere la libera circolazione delle merci a livello globale”.

Quale sarà il ruolo della Cina in questo settore in futuro?

Chery: “La prima domanda che dobbiamo porci è: come evolverà l’attuale modello economico mondiale? Oggi è un modello globale, quindi qualsiasi attore nel mondo può accedere al mercato da qualsiasi luogo. Se manteniamo questo modello globale, ovviamente gli attori cinesi entreranno in questo mercato perché le autorità cinesi vogliono raggiungere un migliore equilibrio nella loro attività nel campo dei semiconduttori”.

“Ma il vero punto è che ci stiamo muovendo verso una parziale o completa chiusura dei mercati, cosa che significa dover produrre localmente, con la conseguenza di dover sviluppare in loco specifiche IP. Tutto ciò non potrà che andare a discapito della innovazione. Stiamo affrontando molte sfide per costruire un’economia che sia in grado di crescere, dove non c’è posto per un’economia a comparti stagni. Dobbiamo lottare contro la chiusura dell’economia globale che nel lungo periodo frenerà l’innovazione e il progresso del mondo“.

La crescente tensione tra Taiwan e Cina è motivo di preoccupazione?

Sievers: “In generale, monitoriamo sempre tutti i rischi lungo la catena di approvvigionamento e prendiamo le misure necessarie. Ad esempio, anche la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), la più grande fonderia al mondo, è un’azienda globale, che dispone di molti impianti al di fuori di Taiwan. Quindi anche se a livello locale crescono le tensioni, esiste la possibilità di affrontarle grazie alla maggior presenza globale di TSMC.”

“Siamo aziende globali e dipendiamo dai mercati globali. E per affrontare questa realtà nel modo più appropriato, ci adeguiamo agli sviluppi mondiali per servire al meglio tutti i mercati. Della situazione di Taiwan stiamo discutendo in questo momento, ma ci sarà sempre qualcosa di nuovo nel mondo che ci costringerà ad agire di conseguenza”.

Pianificherete ancora “scenari” in futuro?

Kegel: “In sostanza, abbiamo saltato tutte le procedure di budget, pianificazione e previsione nella fase iniziale della pandemia perché nessuno sapeva cosa sarebbe successo, compresi i nostri clienti. E così, dal momento che le persone non erano in grado di fornirci una previsione valida, abbiamo sviluppato cinque diversi scenari, con la possibilità di passare da uno scenario all’altro in modo molto agile e adottare misure di riduzione dei costi o investimenti in direzioni differenti”.

“Nel frattempo, mentre ci stiamo adattando a questa nuova normalità, possiamo confrontare le nostre previsioni e la nostra pianificazione, mantenendo questi scenari che aggiorniamo con le necessarie procedure di pianificazione e previsione. Siamo entrati in questo nuovo mondo molto rapidamente, ma abbiamo imparato a nuotare e ad affrontare le nuove sfide. In tutta onestà, non pensiamo che la pandemia da coronavirus sarà il nostro problema più grande in futuro. Le dispute commerciali tra Stati Uniti e Cina ci preoccupano molto più della pandemia”.

“Sicuramente con la nuova amministrazione degli Stati Uniti ci saranno più trattative e meno twitt. Ci saranno più negoziati e più accordi, tuttavia, la tensione tra Stati Uniti e Cina e la loro lotta per la leadership mondiale (economica, militare, ecc.) continuerà. Non scomparirà semplicemente perché abbiamo un nuovo presidente degli Stati Uniti. La ragione principale di tutte queste tensioni rimarrà, e dobbiamo domandarci se il mondo sarà in grado di risolvere le dispute con la diplomazia o la guerra commerciale si inasprirà come ci sembra di intravedere all’orizzonte“.

Cosa c’è dietro il significativo aumento delle attività di fusione e acquisizione nel settore?

Chery: “Dietro ogni mega accordo c’è sempre una strategia. Prendiamo l’esempio di Nvidia. È chiaro che per l’intelligenza artificiale nel cloud e l’intelligenza artificiale nell’edge, hai un abilitatore critico che è il processore. E, se vuoi attaccare questo mercato con successo, è fondamentale avere sotto il tuo controllo il fattore critico del tuo business.”

“La sostanza dell’attività di fusione e acquisizione è direttamente connessa alla strategia ed al target della società. Se vuoi diventare un leader nel tuo mercato, la scala dimensionale è fondamentale visti gli elevati costi di ricerca e sviluppo. Credo che in futuro avremo altre acquisizioni, tutte sostenute da una precisa strategia”.

Com’è guidare un’azienda con le attuali restrizioni?

Sievers: “In realtà è un privilegio, non la definirei una sfida. È certamente diverso da come è stato in passato, va considerato come un valido insegnamento. Sono convinto che le cose non torneranno mai completamente come prima della pandemia, anche se avremo il vaccino e finiranno le restrizioni agli spostamenti”.

“Abbiamo tutti imparato che, almeno per alcune riunioni e transazioni, esistono modi e mezzi molto più efficaci ed efficienti per ottenere lo stesso risultato, o addirittura per essere più produttivi di prima. Questa è solo un’altra transizione: il nostro settore ha sempre affrontato cambiamenti rapidi, e questo è uno dei tanti. Impareremo anche da questo e andremo avanti in modo positivo”.

“Credo davvero che la microelettronica nei prossimi dieci anni guarderà con grande attenzione all’elaborazione sicura in ambito edge, dopo un decennio caratterizzato dall’ascesa degli smartphone e del cloud computing”.

“Abbiamo molte opportunità davanti a noi basate sull’elaborazione edge sicura, in particolare per le aziende europee e per NXP. È una prospettiva e un’opportunità fantastica e, sebbene la pandemia rappresenti un pesante fardello per tutti noi, le opportunità per il futuro vanno ben oltre. Quindi, sì, dobbiamo avere pronti vari scenari, ma per me questa visione strategica resta invariata”.

Quando torneremo alla normalità?

Kegel: “Onestamente non credo che torneremo mai alla vita come era prima della crisi. Naturalmente ci sono cose brutte che sono successe, ma ci sono altre cose che potrebbero determinare un cambiamento in meglio. In ogni caso, il mondo sarà sicuramente molto diverso dopo COVID-19, quindi sperare che tutto riprenda come prima non è realistico”.

“Guardiamo, ad esempio, ai voli internazionali tradizionalmente alimentati dai viaggiatori d’affari. I viaggi d’affari non torneranno rapidamente ai livelli precedenti, perché ora abbiamo imparato che i nostri partner commerciali in tutto il mondo accettano (almeno in parte) gli incontri virtuali anziché gli incontri di persona”.

“L’ex capo delle risorse umane di Siemens ha affermato che la cosa migliore che può accadere dopo il coronavirus è che alla fine perderemo l’atteggiamento secondo cui lavorare in un ufficio è la priorità, apprezzando solo questa modalità di lavoro. Quindi, forse il mondo dopo COVID-19 ci darà molte più opportunità di quanto avessimo mai pensato.”