Dove va l’innovazione: trend economici

Sotto la spinta dell’innovazione tecnologica galoppante l’economia mondiale cambia faccia sotto i nostri occhi. Non è esagerato dire che ogni giorno nascono e si diffondono nuovi modi di investire, produrre, lavorare e consumare. Il fenomeno è ben descritto nella seconda parte del rapporto Trend Compass di cui abbiamo in precedenza commentato la prima parte. La presentazione è stata condivisa in Videoconferenza Zoom dal Gruppo di Lavoro Progetto Innovazione del 25 marzo 2020, come avvenuto il mese precedente, nel rispetto delle ordinanze per fermare la pandemia coronavirus senza fermare l'attività ALDAI-Federmanager.

Seguendo la metodologia adottata nella sua prima parte, il rapporto poi identifica e descrive i sei principali microtrend che possono essere considerati come indicatori significativi dell’evoluzione economica nel prossimo ventennio. Giova ricordare a questo proposito che si definiscono trend non le semplici mode, ma quei cambiamenti che:

In primo luogo il rapporto Trend Compass mette in evidenza quali sono i fattori tecnologici che inducono e pilotano l’innovazione economica. Tali fattori si possono così riassumere:

Prima di riassumere i trend economici discussi nel rapporto e già presentati al Gruppo Progetto Innovazione lo scorso 25 marzo, corre l’obbligo di ricordare che la pandemia COVID-19 è tuttora in fase di espansione e che tutti i Paesi industrializzati stanno attuando varie misure di blocco delle attività per un periodo di tempo che oggi non è ancora possibile definire con certezza. Sembra chiaro a questo punto che i riflessi economici di questa situazione saranno di portata tale da richiedere una revisione delle previsioni fatte dal rapporto.

Per quanto riguarda la micromobilità , l’obiettivo principale è quello di ridurre l’inquinamento, evitare le congestioni di traffico e facilitare gli spostamenti con mezzi leggeri come la bicicletta o lo scooter, che sono più economici e salutari rispetto ad usare la propria auto o prendere un taxi. Il rapporto osserva che nei paesi avanzati gli spostamenti entro un raggio di 8 chilometri rappresentano oltre la metà del totale. Tuttavia si stima che solo il 10% di essi potrà essere presumibilmente cannibalizzato dalle nuove soluzioni di micromobilità. Si tratta comunque di un mercato che nel 2030 varrà circa 500 miliardi di dollari a livello globale.

Per poter far fronte adeguatamente all’aumento futuro del traffico passeggeri e merci e per soddisfare le crescenti esigenze della mobilità urbana sarà necessario sviluppare sistemi più sicuri, adattabili e sostenibili. Per le automobili sono già una realtà le auto elettriche, i servizi di condivisione dei viaggi ed i veicoli a guida autonoma. Nel campo dei droni sta progredendo rapidamente man mano che i progressi nelle batterie, nella miniaturizzazione dei sensori e nella potenza di calcolo li rendono più accessibili.

In conclusione, il rapporto prevede che l’ammontare dei capitali investiti in tutto il mondo dai fondatori delle startup raggiungerà nel 2025 il valore di circa 10 miliardi di dollari .

Le startup che hanno un valore di almeno 1 miliardo di dollari sono chiamate “ unicorni ”. Attualmente ce ne oltre 200 negli Stati Uniti e altrettanti in Cina, dove peraltro esiste un progetto governativo, chiamato “ Iniziativa Greater Bay Area ”, mirante a trasformare il delta del Fiume delle Perle in un centro tecnologico e finanziario globale che possa rivaleggiare con la Silicon Valley.

Il processo di adattamento all’innovazione può avvenire investendo in strutture interne all’azienda, ed in effetti nel 2018 a livello globale la spesa per R&D è aumentata dell'11,4% raggiungendo il valore record di 782 miliardi di dollari. Tuttavia l’approccio di gran lunga più diffuso e produttivo è quello di importare innovazione dall'esterno investendo in startup selezionate, come testimonia il fatto che a livello globale l'economia delle startup è aumentata del 20% in un solo anno, raggiungendo i 2.800 miliardi di dollari . Per lo stesso motivo nell'ultimo decennio il numero di acceleratori e incubatori di startup si è quintuplicato. Un altro fattore che favorisce lo sviluppo delle startup è la diffusione della mentalità imprenditoriale , qui c’è da osservare che la metà dei nati dopo il 1997 ha dichiarato di vedersi bene nei panni dell’imprenditore.

Un caso esemplare di questo approccio è costituito dalla Apple , che nel 2008 non era nemmeno compresa nella lista delle prime 10 imprese americane, mentre nel 2018 è passata al primo posto con 890 miliardi di dollari. Per converso General Electric, che nel 2008 era al secondo posto con 358 miliardi di dollari, nel 2018 è addirittura uscita dalla lista.

Per le aziende di software è tuttora prassi comune mettere in commercio una prima versione dei loro prodotti chiamata “beta” e destinata a recepire i riscontri ricevuti dai clienti. Per analogia il rapporto definisce "Impresa beta” un’impresa che reagisce in modo incrementale ai cambiamenti e per estensione le aziende per le quali l' innovazione rappresenta il paradigma principale del business . Sono cioè imprese in cui non ha più molto senso fare business plan pluriennali e neppure attuare strategie di solo miglioramento dei prodotti. L’agilità mentale sarà ancora necessaria, ma non più sufficiente, mentre sarà fondamentale ripensare le proprie strutture, ricercare modalità di business più adattive, accettare un certo livello di rischio e soprattutto sfruttare al massimo le possibilità delle nuove tecnologie, soprattutto di rete.

Il rapporto etichetta tutte le nuove forme di lavoro diverse dal modello classico sotto il nome di “lavoro nomade”. Si va dalla cosiddetta gig-economy (economia dei "lavoretti", che comprende lavoratori delle piattaforme online, lavoratori delle ditte appaltatrici, lavoratori a chiamata), particolarmente diffusa in alcune categorie sociali come gli studenti e i pensionati, i dipendenti che lavorano da casa collegandosi online ( telecommuter ) , i collaboratori che hanno contratti individuali generalmente a progetto (professional, detti anche freelance ). Una forma di lavoro nomade che sta avendo molto successo è il coworking , che consiste nell’attrezzare dei centri di lavoro e di affittare le postazioni in essi contenute ad un certo numero di aziende terze in misura corrispondente alle loro necessità generalmente variabili e temporanee. Nel 2019 vi erano nel mondo 21.300 centri di coworking con oltre 2 milioni di lavoratori e si prevede che gli utenti diventeranno 5 milioni nel 2022.

È un dato di fatto che andare in ufficio o in fabbrica ad orario fisso è un modello sempre meno gradito e sempre meno attuato. Svariate indagini dimostrano che la flessibilità e la libertà offerte dalle postazioni mobili e da un tipo di lavoro autonomo fanno premio sempre più spesso, soprattutto fra i più giovani, anche rispetto ad una carriera programmata con relativi aumenti periodici di stipendio. Di conseguenza, per le aziende, dotarsi di un’organizzazione flessibile del lavoro sarà sempre meno una scelta e sempre più una necessità. Scelta che comporta vantaggi: solo per fare un esempio, l’utilizzo di tecnologie digitali collaborative permette di costruire team più intelligenti e agili a costi più contenuti.

Per quanto riguarda l’auto si sta assistendo ad un cambiamento epocale nell’atteggiamento dei consumatori, soprattutto più giovani, per i quali l’auto è non è più uno status symbol. Di qui la crescita costante dei servizi di car-sharing e ride-hailing che assicurano la mobilità anche a chi non possiede un'auto contribuendo anche a rendere più fluido il traffico. Gli utenti di servizi di ride-hailing sono in forte aumento: nell'autunno 2018 il 36% degli adulti statunitensi dichiarava di aver usato questo servizio almeno una volta. Per l’Europa si prevede che nel 2020 vi saranno circa 15 milioni di utenti dei servizi di car-sharing.

Per quanto riguarda i veicoli a guida autonoma ci sono già modelli circolanti e tutti i costruttori hanno annunciato programmi di sviluppo. Bisogna però considerare che vi sono cinque livelli di guida autonoma e che solo al livello 5 l’auto è effettivamente in grado di muoversi senza alcuna interazione umana. Oggi siamo nella fase di test dei livelli 3 e 4. Da segnalare che in Russia è già attivo un servizio di taxi senza conducente. Il mercato dei veicoli autonomi vale oggi 54 miliardi di dollari e si stima che nel 2026 arriverà a 557 miliardi di dollari.

Nel 2020 si sperimenteranno i primi droni taxi con l’obiettivo di arrivare all’uso commerciale nel 2023. Per quanto riguarda il trasporto pubblico il rapporto segnala che in Europa vi sono attualmente 10 corsie di prova per bus a guida autonoma.

La rurban revolution

L’acronimo “rurban” sta per rural urban e quindi rurban revolution significa in buona sostanza ”portare la campagna in città”. Solo 68 anni fa la popolazione urbana era di 751 milioni. Nel 2018 era di 4,2 miliardi. Entro il 2050 si prevede che si urbanizzeranno altri 2,5 miliardi. Se si pensa che le città coprono solo il 2% della superfice terrestre, si comprende perfettamente il crescente desiderio degli abitanti di ritrovare il contatto con la natura anche all’interno dei microcosmi urbani.