industria italiana, fatturato in crescita del 2,1% nel 2016
Lâindustria italiana cresce. Moderatamente, ma cresce. Nonostante il permanere di alcune criticità interne al mercato interno e la presenza di fattori di rischio legati alla situazione internazionale, di qui al 2020 il manifatturiero italiano promette di essere più solido e competitivo, meno vulnerabile e con una rinnovata tendenza allâinternazionalizzazione. Questo è quanto emerge dallâedizione 2016 del Rapporto Analisi dei Settori Industriali realizzato da Prometeia e Intesa Sanpaolo, presentato a Milano a maggio scorso.
Il dato principale è che il fatturato dellâindustria nazionale crescerà nel 2016 di un complessivo 2,1% - alimentato soprattutto dalla domanda interna - per poi rallentare leggermente nei quattro anni successivi, attestandosi entro il 2020 su una crescita media dellâ1,8%. Dati cautamente ottimistici, dunque, ma che attestano finalmente unâinversione di tendenza dopo sette anni di crisi che hanno segnato profondamente il sistema: dal 2008 55mila imprese hanno chiuso e sono stati persi oltre 100 miliardi di euro di ricavi.  Â
A quali fattori è dovuta una simile, seppur lieve crescita e quali sono i settori protagonisti della trasformazione in atto? Per prima cosa, occorre evidenziare una differenza rispetto ai trend di crescita dello scorso anno: la distribuzione dellâincremento è più equilibrata tra i vari settori - nel 2015 oltre il 70% della crescita fu imputabile alla ripresa della produzione automotive. Che questâanno è ancora primo in classifica, con un incremento medio superiore al 4%, ma il peso dei settori che seguono è altrettanto importante: largo consumo, metallurgia (che torna a crescere dopo anni bui), farmaceutica, elettrotecnica ed elettronica. In difficoltà sono, invece, gli elettrodomestici, ma anche ambiti per cui il Made in Italy è conosciuto in tutto il mondo: mobili, sistema moda, alimentari e bevande.
Nonostante la digitalizzazione dei processi industriali e lâacquisizione delle relative, necessarie competenze sia ancora agli albori - lâavvento dellâIndustria 4.0, che farà davvero la differenza nei prossimi anni â20 -, lâefficienza delle aziende è cresciuta. Lo si vede dal loro margine operativo lordo, le cui previsioni di incremento sono dellâ1% tra il 2014 e il 2020, oltre 2 punti di guadagno in quanto a redditività del capitale dâimpresa.
Quanto ai fattori che hanno agito positivamente sulla crescita, certamente molto di positivo proviene dal reddito disponibile delle famiglie italiane che, dopo la drastica riduzione dellâ11,2%âregistrata dal 2008 al 2014, ora sembra timidamente risalire. Dopo il +0,8%âdello scorso anno, questâanno è stato rilevato un +1,3%. Non molto, ma quanto basta evidentemente per rimettere in moto i consumi, cui giovano anche i bonus governativi, il calo dellâenergia, la lieve ripresa occupazionale, i tassi ai minimi storici e una relativa stabilità dei prezzi. Tutti elementi, questi, che si stanno dimostrando in grado di far fronte alle criticità della congiuntura internazionale cui si accennava allâinizio: rallentamento del commercio, scarsità dâinvestimenti e instabilità politica.
Il Rapporto 2016 sullâindustria italiana prevede anche una crescita degli investimenti nazionali (in media +3,8% nel periodo di riferimento), dalla quale non rimane escluso il settore delle costruzioni, in decrescita negli ultimi anni. La ragione è da individuarsi principalmente in una semplificazione delle condizioni di accesso al credito.Â
Anche le esportazioni dovrebbero crescere, in media del 3%, dal 2016 al 2020: in questo modo al termine del quinquennio lâavanzo commerciale dovrebbe attestarsi su valori vicini ai 95 miliardi di euro. Considerando anche che la domanda mondiale - complice un graduale superamento della crisi e un rafforzamento delle economie emergenti - tenderà ad aumentare negli anni, le nostre imprese avranno sempre maggiori opportunità di sviluppo.
Lâinternazionalizzazione è un altro elemento di crescita allâinterno di queste proiezioni complessivamente positive. In quanto a fatturato e numero di addetti, al giorno dâoggi la presenza delle nostre aziende manifatturiere allâestero è maggiore di quella di multinazionali estere sul territorio italiano, che negli ultimi anni non sono aumentate. Ed è noto a tutti quanto lâinternazionalizzazione richiami la competitività e quanto il loro connubio crei valore - quanto possa essere da stimolo per lâaumento dellâefficienza e lâottimizzazione di processi e risorse. In definitiva, quanto rappresenti unâulteriore fonte di crescita e sviluppo.
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