Intesa-Prometeia: l’Industria italiana ha resistito meglio di Francia e Germania
Meglio delle previsioni, nefaste. Il manifatturiero italiano archivia il 2020 con un calo inferiore alle attese grazie a forti spinte di recupero nel secondo semestre, sia sul fronte interno sia internazionale, dove il nostro export (-8,8%) ha mostrato migliore capacità di tenuta rispetto a Germania (-9,1%) e Francia (-16%). Il lockdown di marzo-aprile ha lasciato sì un’eredità pesante con una perdita di fatturato manifatturiero pari a 90 miliardi (-9,3% il calo tendenziale a prezzi costanti), ma si tratta di una perdita inferiore alle previsioni e soprattutto rispetto alla flessione subita durante la crisi finanziaria mondiale del 2009 (-16%). Questo emerge dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali di Intesa Sanpaolo e Prometeia.
Il fatto è che il rimbalzo atteso nel biennio 2021-2022 (+8,4 e +5,3, a prezzi costanti) e la spinta dei prezzi porteranno il fatturato manifatturiero a superare la soglia dei 1000 miliardi di euro. Nel periodo 2023-2025, i ritmi di crescita, pur rallentando, si manterranno sostenuti (+2,6% in media d’anno, a prezzi costanti).
Secondo il rapporto, la reattività nell’agganciare la ripresa è frutto di un intenso processo di rafforzamento competitivo dell’industria italiana avviatosi nell’ultimo decennio che probabilmente si intensificherà nei prossimi anni grazie a una poderosa iniezione di fondi europei a supporto di digitalizzazione, automazione, innovazione, transizione green e nuove infrastrutture. Questi fondi potranno colmare il digital divide che il manifatturiero italiano presentava ad inizio pandemia rispetto ai concorrenti europei, in termini infrastrutturali, di competenze ICT interne alle aziende e di digitalizzazione delle fasi di vendita (e-commerce), a fronte di un buon posizionamento competitivo nelle tecnologie digitali a supporto dei processi produttivi.
La transizione verso un’economia più digitalizzata e sostenibile offrirà maggiori opportunità per elettronica, elettrotecnica, meccanica e autoveicoli e moto, settori che registreranno tassi di crescita più dinamici della media nel quinquennio 2021-2025. Ma l’intera filiera manifatturiera italiana evidenzia comunque buone prospettive di rafforzamento. Sul fronte finanziario, la ripresa dell’attività industriale, i provvedimenti a sostegno della liquidità e la maggiore solidità patrimoniale raggiunta negli ultimi anni, dovrebbero aver calmierato l’impatto della crisi sui bilanci aziendali 2020. Il calo stimato per i margini e la redditività potrà essere gradualmente riassorbito nell’orizzonte al 2025, consentendo alle imprese di disporre delle risorse finanziarie necessarie a sostenere gli intensi piani di investimento previsti.
Nel dettaglio, secondo il rapporto di Intesa Sanpaolo-Prometeia, i settori che potranno avvantaggiarsi di tassi di crescita più dinamici nel quinquennio 2021-2025 sono elettronica (+6,6% in media d’anno, in termini di fatturato a prezzi costanti), meccanica (+6%), autoveicoli e moto (+6%), ed elettrotecnica (+5,8%), ovvero le specializzazioni produttive più direttamente interessate dalla prevista accelerazione del ciclo degli investimenti, con effetti a cascata sui settori posizionati a monte della catena del valore (prodotti in metallo +5%, metallurgia +3,9%), che beneficeranno, al contempo, del traino del ciclo edilizio.
Il sostegno delle costruzioni sarà visibile anche sui prodotti e materiali da costruzione (+4,2% in media d’anno) e sui mobili (+4%), sommandosi, nel caso di questi ultimi, a un contributo determinante del canale estero e dei consumi interni legati al comfort domestico, che potranno divenire un trend strutturale anche post pandemia, agevolati dagli incentivi legati alle ristrutturazioni edilizie. Gli elettrodomestici, invece, in recupero nel periodo di crisi, torneranno a registrare tassi di crescita più moderati lungo l`orizzonte di previsione (+1,9%). Sopra la media l’evoluzione stimata per il Sistema moda (+5,1%), che vede la crescita del 2021-2022 accelerata dal rimbalzo statistico dai minimi toccati nel 2020, a fronte di condizioni di domanda ancora fragili, soprattutto sul mercato interno, che favoriranno un aumento dell’import penetration.
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