La Filiera delle Telecomunicazioni in Italia: tendenze e sfide
Presentato da ASSTEL, SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UICOM-UIL presso l’Università Luiss l’edizione 2020 del rapporto
Ieri 5 ottobre, presso l’Università Luiss Guido Carli, Asstel-Assotelecomunicazioni e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno presentato il Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2020, elaborato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. La presentazione si è tenuta alla presenza del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Mirella Liuzzi, del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone e del Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Il Rapporto Asstel ha fotografato la dinamica del mercato delle telecomunicazioni, l’andamento delle imprese della filiera e rappresentato le sfide del futuro, concentrate sulla realizzazione delle reti a banda ultra-larga e sullo sviluppo del capitale umano richiesto dalla trasformazione digitale, anche al fine di promuovere l’occupazione nelle aree più innovative, fattore cruciale per il successo delle imprese.
Nel 2019, i dati hanno confermato le linee di tendenza del settore: innanzitutto il contesto iper-competitivo che, a fronte di aumenti dell’ordine del 50% all’anno dei volumi di traffico dati mobili e del 25% del traffico dati fisso, ha comportato la continua riduzione dei prezzi e di conseguenza dei ricavi, che si sono ulteriormente ridotti di 1 miliardo di euro a 26,8 miliardi, il valore più basso degli ultimi 10 anni. Complessivamente, dal 2009 al 2019, i ricavi hanno fatto registrare un calo quasi del 20%, il radio-mobile del 39%, le comunicazioni fisse del 18%, mentre il fatturato da vendite di terminali è cresciuto del 97%, a motivo dell’ingresso sul mercato di terminali “smart” con prestazioni sempre superiori.
Situazione analoga quella dei principali Operatori di Customer Management che nel 2019 hanno registrano una diminuzione dei ricavi pari al 5,6%, a fronte di una forte riduzione dei ricavi provenienti dal settore Telco (-22,2%), parzialmente compensata dalla crescita dei ricavi provenienti da altri settori (+7,6%).
La competizione sui servizi ha al tempo stesso trainato l’incremento degli investimenti che crescono ininterrottamente dal 2013, nella costruzione delle reti a banda larga ed ultra-larga, radio ed in fibra. Nel 2019, gli investimenti fissi di € 7,6 miliardi (oltre 300 milioni di oneri per frequenze) hanno raggiunto l’incidenza record del 25% sul fatturato totale del settore, spinti dall’espansione delle reti 4G, dall’avvio delle reti 5G e dalla crescita degli accessi alle reti VHCN con prestazioni oltre 100 Mbps, che hanno raggiunto il numero di 7,1 milioni, pari al 40,5% del totale accessi (+37% rispetto al 2019 di 5,2 milioni). Corrispondentemente la percentuale di connessioni attive oltre 100 Mbps sul totale ha raggiunto il 13,4% del totale, in crescita rispetto all’8,9% dell’anno prima, ma ancora distante dalla media europea pari al 25,9%. In parallelo hanno continuato a crescere anche le connessioni VDSL2.
La costruzione delle infrastrutture è un pre-requisito della trasformazione digitale del Paese che deve essere accompagnato dallo sviluppo di servizi digitali “intelligenti” e da sostegno finanziario alla domanda per stimolarne l’adozione e colmare il ritardo rispetto all’Europa. Per esempio, i cittadini italiani che utilizzano servizi di e-Government sono solo il 32%, meno della metà della media europea pari al 67%, mentre le imprese che analizzano Big Data sono solo il 7%, rispetto alla media europea pari al 12%.
Sul fronte del 5G, il 2019 è stato l’anno dello sviluppo pre-commerciale di servizi integrati per segmenti verticali del settore privato e pubblico, destinati ad abilitare funzionalità “intelligenti” nel settore della mobilità e della logistica, dell’industria e della robotica, della sanità e della sicurezza. Nella classifica DESI, l’Italia si è così piazzata al terzo posto per numero di sperimentazioni tecniche, dopo Spagna e Germania e quarta insieme alla Francia per numero (14) di città abilitate ai servizi 5G. L’Italia detiene anche il primato assoluto in Europa per il costo delle frequenze 5G (misurato su base omogenea per Mhz per abitante).
Nonostante le sfide economiche affrontate, le imprese TLC hanno focalizzato l’attenzione sulla priorità irrinunciabile dello sviluppo del capitale umano, la formazione per le competenze digitali e la trasformazione professionale, realizzando collaborazioni con le Università (57% delle imprese associate ad Asstel) e programmi di upskilling e digital reskilling (54%). “L’obiettivo è senza dubbio continuare a investire nello sviluppo di educazione e cultura digitale” – dichiara il Presidente di Asstel, Pietro Guindani.
Ma quella delle competenze digitali non è l’unica sfida della Filiera. In questo scenario il cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro acquista maggior centralità. Il 64% delle imprese della Filiera TLC hanno introdotto, già prima dell’emergenza sanitaria, il lavoro agile, riconoscendo flessibilità, responsabilità e autonomia ai lavoratori. Durante il lockdown questo modello di lavoro da sperimentale è diventato l’occasione per permettere di continuare a lavorare in sicurezza e, nella filiera TLC, oltre 80.000 persone ne hanno beneficiato.
“Il lavoro e le organizzazioni si trasformano, arricchendo le professioni e facendo emergere una esigenza di continuo progresso del bagaglio di competenze, per governare sistemi sempre più sofisticati e interconnessi – commentano il Presidente di Asstel, Pietro Guindani e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, Fabrizio Solari (SLC-CGIL), Vito Vitale (FISTEL-CISL), Salvo Ugliarolo (UILCOM-UIL). Lo sforzo di elevare le competenze digitali è necessariamente collettivo e deve partire da una assunzione di responsabilità di tutti i soggetti interessati, per questo Imprese e Organizzazioni Sindacali della Filiera ripongono fiducia nella capacità di ascolto del Governo per dare sostegno alle azioni finalizzate ad accrescere le competenze digitali del capitale umano presente e futuro per tutti i segmenti della Filiera, incluso il settore CRM/BPO”.
“Questi mesi hanno fatto emergere chiaramente come quello della connessione sia oramai un vero e proprio diritto di cittadinanza. Un diritto che per essere esigibile da tutti ha bisogno di investimenti, tecnologici e infrastrutturali e di uno sforzo formativo straordinario che porti le competenze del “capitale umano” a livelli europei – dichiara Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC CGIL. Tutto questo processo di ammodernamento passa necessariamente per il settore delle TLC. Occorrono quindi investimenti mirati che facciano superare una volta per tutte il digital divide che ancora costringe una parte del Paese in una posizione di “isolamento” digitale. È urgente recuperare terreno nel campo delle competenze, a partire dalla creazione del “Fondo di solidarietà di settore”. La digitalizzazione del Paese passerà inevitabilmente dal miglioramento delle condizioni e delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Occorre aumentare il valore della filiera per garantire la sostenibilità dell’intero comparto, ad iniziare dal mondo dei customer care, superando quegli episodi di dumping contrattuale che oggi mettono in pericolo l’unità della filiera delle TLC” – conclude Solari.
“La trasformazione digitale sarà possibile solo se tutti gli Operatori proseguiranno con investimenti in infrastrutture di Rete e copertura 5G per abilitare i servizi di nuova generazione e puntare alla riduzione del digital divide che durante il lockdown ha isolato 13 milioni di cittadini – dichiara Vito Vitale, Segretario Generale FISTEL-CISL. L’impegno del Governo sarà indispensabile per indirizzare le risorse del Recovery Fund per digitalizzazione e formazione. Questa potrebbe essere l’occasione per una riforma organica degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive al fine di tutelare i lavoratori della Filiera TLC, soprattutto dei customer care. Il Forum – conclude Vitale – deve essere luogo di confronto permanente tra Asstel e le Organizzazioni Sindacali, al fine di individuare le linee di intervento dell’intero settore TLC”.
“Il nostro auspicio è che il Governo, anche alla luce del confronto odierno, possa fornire risposte concrete al settore, garantendo strumenti idonei alla riqualificazione dei lavoratori e all’aggiornamento delle competenze professionali, che accompagnino il processo di trasformazione digitale – ha commentato Salvo Ugliarolo, Segretario Generale UILCOM-UIL. In particolare, è di primaria importanza, la costituzione di un “Fondo di solidarietà di settore” che risponda all’evoluzione del mondo del lavoro e confidiamo nel riconoscimento di una tutela omogenea e diffusa per i customer care, che da sempre subiscono le incongruenze di un sistema distorto che non tiene conto dell’importanza anche di questa parte della filiera. Il rispetto delle regole, conquistate negli anni con il contributo dalle parti sociali, deve restare un impegno di tutti. In primis, per il Governo che gioca un ruolo da protagonista per migliorare quelle esistenti, a cominciare dal tema delle gare pubbliche”.
“Oggi nelle telecomunicazioni le quattro sfide a cui dare risposta sono molto chiare: la collaborazione pubblico-privato per lo sviluppo di nuovi servizi “intelligenti”, resi possibili dalle reti a banda ultra-larga, 5G e fibra, per far tornare a crescere il valore del mercato e contrastare la contrazione decennale delle risorse a disposizione del settore; il sostegno finanziario alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi in maniera accelerata e recuperare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi nostri “competitors”; la sostenibilità degli investimenti nelle infrastrutture, prerequisito per la competitività, non solo delle imprese di telecomunicazioni, ma del Paese in generale ed infine, ma non ultimo, lo sviluppo delle competenze digitali, dei nostri lavoratori e di tutta la popolazione italiana che risulta essere ultima tra i 28 paesi dell’Unione Europea, uno svantaggio che rappresenta una vera e propria minaccia alle possibilità di crescita della nostra economia e società. Il Recovery Fund è lo strumento da mobilitare per affrontare e dare soluzione alle esigenze di investimento nelle infrastrutture e nelle competenze digitali” – conclude il Presidente di Asstel, Pietro Guindani.
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