Tlc, le aziende incassano meno ma investono nelle Reti

Dal punto di vista delle aziende, il settore delle Tlc non è più la gallina dalle uova d’oro che era anni fa; la concorrenza ha eroso gli incassi delle imprese e beneficiato i consumatori, e forse le telecomunicazioni sono l’unico dei settori liberalizzati e privatizzati in cui questo è successo, visto che la regola in Italia sembra essere il passaggio dal monopolio pubblico al monopolio privato e dalle tariffe amministrate ai prezzi “liberi” più alti. Non nelle Tlc.

La sorpresa è che persino nel 2020 del Covid, quando si diceva che i lockdown e il telelavoro promuovevano un boom del digitale, le aziende del settore hanno proseguito il trend al ribasso dei ricavi. E questo sarà un rammarico per loro, ma è virtuoso per un sistema di concorrenza vera, dal punto di vista degli utenti. Anche se può comportare degli inconvenienti: per esempio il venir meno delle risorse da investire nello sviluppo digitale del Paese. E questo no, non è un bene. Eppure le aziende in Italia stanno facendo grandi investimenti nelle reti 5G e in altre infrastrutture a fronte di una costante decrescita dei profitti. Evidentemente credono nel futuro.

Fra tanti studi prodotti a getto continuo per scoprire l’acqua calda, è davvero interessante quello intitolato «Il settore Telco in Italia: assetto normativo e analisi di impatto» e appena pubblicato dalla Luiss Business School di Roma in collaborazione con WindTre; ne emergono le osservazioni tutt’altro che prevedibili citate sopra e il quadro risulta ricco di luci e di ombre. In particolare, dall’elaborazione dei numeri forniti da Agcom e Asstel si osserve che i ricavi degli operatori di Tlc in Italia sono passati da quasi 46 miliardi di euro del 2007 a meno di 29 nel 2020, con una riduzione di circa il 37,5% nel complesso del periodo, e di quasi cinque punti nell'ultimo anno, che si era creduto fosse prospero per le aziende del settore.

Purtroppo l’Italia resta in coda nella classifica europea per i servizi ultra broadband, e il ritardo è dovuto anche alla scarsa ricettività del mercato: solo il 61% delle famiglie è abbonato a servizi a banda larga. Seconto il rapporto Luiss-WindTre, bisogna «procedere a una rapida e capillare alfabetizzazione digitale, per cogliere appieno lo sviluppo delle nuove reti, a partire dal 5G, sulla scia di una fattiva collaborazione pubblico-privato, grazie a interventi da parte delle istituzioni, quali la semplificazione burocratica per la realizzazione delle infrastrutture e le riforme relative ai limiti elettromagnetici, oggi i tra i più bassi in Europa».